IO FUI LA VERDE ORNELLA

A volte, quando le rose e le stelle di una sofferta femminilità si appannano di pianto e si spengono di solitudine, il verde cigno della speranza si libra nell'ultimo, disperato volo, mentre il violino del cuore piange un sublime addio.

Istituto Editoriale Universale, Catanzaro, 1981

 

Dalla raccolta di liriche: "IO FUI LA VERDE ORNELLA"

 

 LETTERA A MARIA ELENA

Siamo qui, io e tu, tra le cose banali di sempre,
eppure ti scrivo, bambina, accorata, queste brevi parole.
Esili fili ingialliti per legarmi ai tuoi giorni nascenti.
Leggerai in un poi a me ignoto,
nel dopo in cui io sarò soltanto un ricordo.
Oggi quel lembo di buio di pena che allaga i tuoi occhi di cielo
può ancora fermare il mio tacito pianto;
m'abbracci, inerme uccellino di appena cinque anni
e con esile voce incrinata di pianto
"Mamma - sussurri - per te ci sono io.
Io ti salvo: non piangere più".
Mi stringi, ti stringo e insieme facciamo un cancello:
fuori l'indifferenza degli altri,
il fiato tagliente del male, - fuori -
e la mia povera vita seduta sull'ultimo sasso.
Tu mi dai la tua calda manina e sicura mi salvi, lo credi.
Mi porti nella casa dei sogni e giochiamo.
Così dono ad entrambe la veste più rosa,
recitando la fiaba del chiaro mattino d'attesa.
Tento fermar sulla soglia i radiosi sorrisi,
le tue piccole ali che puntano al sole.
Invano, lo so. Alle spalle ho la beffa del tempo
e gl'infidi rami del male.
Ed io ti scrivo, mio fragile fiore di pesco per donarti la mano
e aiutarti a serbare i grandi occhi ricolmi di luce,
la candida veste tessuta coi capelli dei sogni.
Ma la vita è una corsa nel vento che sporca ed atterra
gli azzurri aquiloni... Apri allora, chè è il tempo,
questa povera lettera stanca: sarò teco a baciare la prima tua ruga, la prima lacrima vecchia.