... E SU NEL CIELO... SI
SPERDE.
... E allora si ode quel
canto.
Narra la favola antica
che quando il cielo si stria
di nastri d'arancio,
di porpora e d'oro,
il cigno solingo
fissa quella pallida
sponda e canta.
Un canto sublime, accorato
gli sgorga dall'esile gola.
Al quieto sciacquio
dell'acque ormai mute
dona struggente
la nota pił lunga, pił
alta, sottile, sottile
"... e su nel cielo
pieno di smorte luci
trapassa qualche biocco di
nuvola, e si sperde..."
Sull'ultima soglia del
giorno
l'ascolta la sera
e l'ombre s'accuccian
intorno
in raccolta orazione.
Ma ora l'acuto vacilla,
s'incrina, pian piano
discende
in pastoso bisbiglio,
in supplice ansar di
preghiera.
Ancora un tremore smarrito
d'addio
e il candido capo s'inclina
e un fremito han l'ali: si
spegne.
Or tacite l'ombre l'avvolgon
e l'onda pietosa
lo ninna al ritmo lento
di una campana.
Morire d'amore.
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