“NEL CRATERE DEL CAPPELLO”

Specchi argentei
chiazzano il mio costume
color d’ un ciel notturno;
Lunga treccia ho
che ha rubarto tinta
al guscio delle noci
e occhi,
verdi e fondi come il mare,
attenti e incantatori:
quando fissan guizzi
hanno di ipnotiche pagliuzze.
La mia voce sgorga suadente
da labbra sangue e vino:
dal bugiardo gioco
di illusionista misteriosa, nasce
e come droga investe e turba
di magico sopore
chi l’ascolta.
In man con finta offerta
mostro magico cilindro
da cui sgorgan come ali di colomba svariate meraviglie,
mentre nella man del cuore
serro il nero uccello
che il fato mi donò per compagnia.